Per celebrare i cento anni dalla nascita di questo geniale ingegnere lughese, il Comune di Lugo di Romagna, che nel 1920 gli diede i natali, organizza una serie d’iniziative in suo onore.
Testo e foto Sonja Vietto Ramus
Lugo di Romagna (Emilia Romagna) – Non tutti sanno forse che uno dei suoi passatempi preferiti era coltivare orchidee ma chi mastica pane e motori sa invece che la “Marianna”, monocilindrica capofila di una lunga generazione di modelli da strada e da pista, fu opera del suo genio. La progettazione di una 98 sportiva gli venne affidata dalla Ducati dove Fabio Taglioni approdò a soli 34 anni per rimanerci oltre quattro decenni. Se la Gran Sport (più nota con il nome che richiama l’anno mariano) risollevò le sorti del marchio di Borgo Panigale, l’ingegnere lughese legò le sue fortune anche ad altri capolavori fra cui una bicilindrica 750 a L realizzata nel 1970 in versione monoalbero a molle e desmodromica.
Già nel 1948, alla facoltà d’ingegneria di Bologna, Taglioni dimostrò di avere le idee ben chiare quando, giovanissimo, presentò come tesi di laurea il progetto di una 250 4 cilindri a V da competizione facendo presagire che sarebbe presto diventato uno dei massimi esperti italiani (e non solo) del settore a 2 ruote rivoluzionando l’intero mondo motociclistico.
Più di vent’anni dopo, nel 1971, fu sempre lui a preparare la 500 bicilindrica da Gran Premio alimentata da 70 CV di potenza per poi progettare quella che da molti venne definita la più potente e veloce 500 del mondo, la Pantah, autentico capolavoro uscito dal genio di un professionista a cui erano sufficienti un tavolo da disegno e un tecnigrafo.
La progettazione a tempo di record nel 1954 della “Marianna”, che s’imporrà a diverse edizioni della Milano-Taranto e a tre del Motogiro d’Italia, è il preludio dell’invenzione del primo motore a sistema desmodromico per motociclette, firmato per l’appunto dal Taglioni, che permetterà alla Ducati di salire sul gradino più alto del podio in gare e campionati su strada e su circuito. Il desmo, sistema unico di controllo valvole, è il risultato di un’intuizione innovativa: ancora oggi, la tecnologia applicata alle moto Ducati deriva dagli sviluppi effettuati a suo tempo dal progettista lughese.
“Taglioni è conosciuto da tutti per essere il padre del sistema desmodromico: per la nostra città è un piacere e un onore ricordare e valorizzare la figura di un personaggio che, grazie alla passione e al costante lavoro, è riuscito a rivoluzionare il mondo dei motori – spiega Davide Ranalli, sindaco di Lugo – Un uomo e un professionista di grande acume che ha saputo legare il proprio nome a quello di un marchio prestigioso come Ducati. Proprio in occasione dei 100 anni dalla sua nascita l’Amministrazione Comunale ha organizzato una serie d’iniziative per ricordare questo grande ingegnere, orgoglio cittadino, e le grandi innovazioni introdotte dal suo genio”.
A raccontare la figura di Fabio Taglioni (i ducatisti lo ricordano come Dottor T) e l’incredibile vittoria della Ducati alla 20 Miglia di Imola nel 1972 con il britannico Paul Smart e quella di Mike Hailwood qualche anno più tardi al TT dell’Isola di Man era stato qualche settimana fa il comico romagnolo Giuseppe Giacobazzi, da sempre grande appassionato di motori, che ne aveva ricordato i grandi progetti assieme ad alcuni piloti lughesi in attività proprio all’epoca dell’ingegnere (come Mario Lega e Sergio Baroncini), al direttore del Museo Ducati, Livio Lodi, e allo scrittore Luigi Rivola.
Se questo celebre lughese vi incuriosisce consigliamo la lettura di un libro scritto dalla modenese Nunzia Manicardi e edito dall’Automotoclub Storico Italiano dal titolo “Fabio Taglioni, la Ducati, il Desmo”: 224 pagine ricche di illustrazioni e riproduzioni di documenti importanti fra cui anche alcuni scritti personalmente dal padre del desmodromico. Cosa l’ha spinta a mettere nero su bianco vita e carriera dell’ingegnere lughese? “Fra i tanti libri che stavo già scrivendo sui motori mi sono accorta a un certo punto che mancavano quelli dedicati ai progettisti e ai tecnici. Il primo di questa lunga serie è stato proprio su Taglioni. Ne ero rimasta affascinata dall’anima romagnola, impulsiva e orgogliosa, e dal forte senso di fedeltà alla Ducati oltre che dagli straordinari risultati tecnici conseguiti in carriera. Fra l’altro l’ingegnere era solito ripetere sempre un motto che non si può certo dimenticare: sono romagnolo e ho detto tutto!” – racconta Nunzia Manicardi.
Come è nata la figura del Taglioni ingegnere? “Sono andata a cercare le tracce di questo geniale personaggio sin nel cuore della Romagna, nella piccolissima frazione di Santa Maria in Fabriago, a Lugo, dove nacque in una famiglia il cui padre aveva un’officina di riparazione per macchine agricole, un’officina conosciuta nella zona e in cui Fabio ebbe modo di avvicinarsi ai motori sin da bambino – conclude l’autrice – Proprio qui oltretutto, seppur di straforo, conobbe Ferrari che aveva la madre forlivese”.
Chi lo conosceva bene assicura che se gli fosse stato chiesto di raccontare aneddoti della propria vita per metterli “nero su bianco”, Taglioni avrebbe probabilmente risposto con poche parole che tradotte dal dialetto romagnolo avrebbero suonato all’incirca come “non hai nient’altro di meglio da fare?”. Personaggio riservato e dotato di una raffinatezza tecnica difficile da eguagliare, l’ingegnere è stata una di quelle figure che più ha contribuito a portare fuori dai confini nazionali il nome della cittadina di Lugo di Romagna. Che in suo onore, qualche anno fa, nell’aprile 2012, gli ha anche intitolato una via per ricordarne il genio.
La mostra su Taglioni, visitabile il 17 e 18 Ottobre dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, è ospitata negli spazi della Rocca Estense di Lugo dove si possono ammirare fotografie in bianco e nero, moto progettate dall’ingegnere e pannelli con aneddoti e cenni sulla sua storia.
Chi desidera prenotare una visita guidata per gruppi (di almeno 10 persone) può contattare lo 0545 38554.